Un italiano su tre affetto da neuropatia è sottoposto a terapia riabilitativa
Il dott. Raoul Saggini, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina fisica e riabilitativa dell’Università D’Annunzio di Chieti, afferma che circa il 7-8% della popolazione italiana soffre di neuropatia e uno su tre ha bisogno di fare riabilitazione.
Questi numeri ci portano a capire quanto il dolore neuropatico debba essere affrontato in maniera assolutamente attenta e consapevole.
Neuropatia, continuo aumento dei casi in Italia
È in continuo aumento il numero degli italiani che soffrono di lombosciatalgia, mal di schiena, sciatica e radicolopatie. Questi sintomi compaiono solitamente in seguito a un danneggiamento del sistema nervoso periferico o delle strutture del sistema nervoso centrale.
La maggior parte dei pazienti soffre di neuropatia causata da compressione, per esempio possono soffrire di lombalgia, dolore di schiena lombare, basso, con una sofferenza irradiata agli arti inferiori.
Il dolore può essere acuto, improvviso, oppure cronico, che perdura per molto tempo, e che il paziente normalmente cerca di contrastare in maniera assolutamente inadeguata con dei rimedi spesso ‘della nonna’ Questi soggetti a un certo punto si rivolgono ad esperti per sottoporsi a un’indagine più approfondita e costruire finalmente un percorso riabilitativo individuale che possa portare a una risoluzione del quadro.
Qual è la riabilitazione ideale per questi pazienti?
Il primo passo, durante la riabilitazione, è quello di trattare il dolore in sede locale, cercando di normalizzare i rapporti articolari, soprattutto della colonna. Quello che si cerca di fare è di armonizzare l’equilibrio posturale.
Il secondo passo è la rimozione dell’area di flogosi e di dolore locale. Questo può essere realizzato attraverso procedure in grado di determinare un miglioramento del metabolismo locale osteo-articolare, un incremento dell’omeostasi delle strutture cellulari interessate dal processo patologico.
Infine bisogna attuare terapie di detenzione delle strutture muscolo-fasciali, in modo da permettere un riallineamento dell’equilibrio locale e generale.
Trattamento riabilitativo e farmacologico
Non è possibile pensare di affrontare una terapia riabilitativa senza prevedere l’uso di sostanze che incrementino, migliorino e modifichino il metabolismo della struttura nervosa.
Ricordo per esempio il ruolo fondamentale svolto dalla levo-acetilcarnitina, una sostanza in grado di modificare il danno mitocondriale.
A questo scopo è stata fondata la Società italiana di medicina riabilitativa interventistica, che punta a concretizzare un miglioramento dell’approccio riabilitativo attraverso una collaborazione tra terapie riabilitative e farmacologiche, assunte per via orale, iniezione o locale.
Queste sono le modalità in grado di determinare un incremento dello stato di salute in tempi abbastanza brevi e, soprattutto, con dei risultati nel medio-lungo periodo veramente interessanti.